It’s only vaccination, but I like it! Vaccini anti-tumorali alla riscossa
La vaccinazione anti-tumorale è un campo dalle enormi potenzialità. Nonostante però questa modalità terapeutica sia stata esplorata dagli albori dell’immunologia dei tumori, i suoi risultati sono stati fino ad ora deludenti.
Le ragioni di ciò risiedono principalmente nella difficile formulazione di questa tipologia di vaccini, che sono chiaramente differenti da quelli più classici anti-infettivi. In particolare, è difficoltosa la scelta dell’adiuvante, cioè di quella sostanza aggiunta al vaccino che segnala la pericolosità dell’antigene somministrato. Pericolosità necessaria affinchè il sistema immunitario risponda in maniera protettiva all’antigene, cioè produca anticorpi e cellule T specifiche in grado di neutralizzarlo. In questo studio dell’Università di Mainz, l’innovazione principale è stata la formulazione di un adiuvante basato sull’ottimizzazione di nanoparticelle lipidiche.
Studi preliminari nel topo, hanno dimostrato che una formulazione di nanoparticelle cariche negativamente è un adiuvante in grado di veicolare l’antigene in maniera ottimale alle cellule dendritiche, cellule dell’immunità innata deputate alla presentazione dell’antigene ai linfociti T. In diversi modelli di topo, questo adiuvante combinato a RNA codificanti per antigeni tumorali, si è dimostrato proteggere da diversi tipi di tumore in maniera superiore a qualsiasi altro vaccino studiato finora nell’animale, e nell’uomo. È molto interessante notare come nei topi che rigettavano tumore veniva una risposta di tipo antivirale, come quella scatenata dall’interferone-alpha. In tre pazienti affetti da melanoma metastatico che erano andati in progressione di malattia dopo immune checkpoint inhibitors (anticorpi anti-CTLA4 e anti-PD1), un vaccino a base di RNA per anti-MAGE3, NY-ESO1 e gp100, tra gli antigeni più comuni nel melanoma, combinato a questo tipo di nanoparticelle ha evocato una vigorosa risposta immunitaria, cui si accompagnavano brillanti risposte obiettive.
Nonostante un eco mediatica nella stampa non specializzata (quotidiani, televisione) forse eccessiva, questo lavoro è sicuramente un passo avanti importantissimo nell’immunoterapia dei tumori, che riposiziona i vaccini tumorali in prima linea nella lotta contro il cancro. In campo più strettamente ematologico e trapiantologico, sarà interessante sperimentare in un futuro prossimo questo vaccino a base di nanoparticelle nei linfomi non-Hodgkin, nel mieloma multiplo e nelle leucemie acute, malattie in cui storicamente i vaccini antitumorali hanno debuttato circa 25 anni fa, ma che poi sono stati abbandonati per scarsa efficacia. E combinarlo forse con l’interferone-alpha, una vecchia conoscenza della comunità emato-trapiantologica italiana?