HHV-6: se lo conosci, lo eviti.
Una elevata incidenza di riattivazione del virus Herpes-6 umano associata ad encefalite limbica è stata riportata in pazienti pediatrici dopo trapianto aploidentico T depleto ed è stato suggerita una trasmissione del virus con una reinfusione allogenica ad alto contenuto di linfociti T CD4 positivi.
L’infezione primaria da parte del virus umano Herpes 6 (HHV-6) , in particolare di tipo B, è frequente ( 90% dei bambini immunocompetenti) ed è causa di febbre ed esantema. Nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico è documentata una riattivazione del virus HHV-6 in circa il 30% dei casi, più frequentemente dopo trapianto di cordone ombelicale, che può essere associata con un interessamento d’organo (sistema nervoso centrale, fegato, apparato gastroenterico, polmone) e con un aumento di incidenza di graft failure e di graft versus host disease (GVHD) acuta e cronica. La riattivazione viene documentata tramite ricerca del DNA virale nel sangue e va distinta dall’integrazione cromosomica, che viene determinata nel bulbo pilifero vitale del donatore e del ricevente. Dato che solo l’encefalite è stata chiaramente associata all’infezione da HHV-6, le linee guida internazionale attualmente non raccomandano un monitoraggio del HHV6-DNA nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Nel presente studio la riattivazione da HHV-6 associata in un quarto dei casi da encefalite limbica è risultata la complicanza post-trapianto precoce più frequente in 2 gruppi di pazienti pediatrici , uno italiano e uno spagnolo, sottoposti a trapianto aploidentico T-depleto.
Si tratta di 38 pazienti pediatrici, affetti per lo più da leucemia acuta e trattati con condizionamento mieloablativo. Il gruppo italiano ha ricevuto cellule CD 34+ selezionate e successivamente reinfusioni di cellule Treg/Tcon mentre il gruppo spagnolo è stato reinfuso in 2 diversi centri ematologici con cellule selezionate con Ab monoclonale CD45RA. I due protocolli condividono il fatto che le cellule reinfuse contengono un’ alta percentuale di linfociti CD 4 positivi. Tutti i 38 pazienti hanno presentato una riattivazione ad alto titolo ( maggiore di 1000 copie mL) di HHV6-DNA nel sangue ( in tutti i casi in cui è stata ricercata, è stata anche esclusa l’integrazione cromosomica) , tale riattivazione si è presentata precocemente per lo più entro le 2 settimane dopo la reinfusione, in 9 pazienti (24%) si è associata ad encefalite limbica documentata con RMN e/o HHV-6-DNA nel liquido cefalo-rachidiano e in altri 6 casi ad interessamento gastrointestinale ( vomito e diarrea) ed epatite. Nel 30% è seguita una GVHD acuta, talora refrattaria allo steroide, e in 2 casi graft failure. Tutti i pazienti sono stati trattati con foscavir o ganciclovir o una combinazione dei 2 farmaci e nessuno è deceduto per le cause direttamente riconducibili dell’infezione, per cui la mortalità del trapianto è stata del 20% complessivamente. Tuttavia 2 bambini presentano ancora alcuni reliquati neurologi dell’encefalite limbica. Questa infezione virale è risultata specifica ed esclusiva dei pazienti trattati con questa piattaforma di T deplezione, perché non è stata evidenziata nei 3 centri in nessun altro paziente sottoposto a trapianto da donatore familiare o da registro. Inoltre sono stati prodotti dati sperimentali che confermano che il virus HHV-6 di tipo B infetta i linfociti CD 4 positivi del graft attraverso uno specifico recettore CD134 e se le cellule CD4+ infette sono coltivate in vitro insieme a cellule Natural Killer eliminano il virus.
Questa pubblicazione è interessante perché riporta una complicazione infettiva che risulta strettamente associata ad un tipo di piattaforma di trapianto aploidentico T-depleto e suggerisce anche un’ipotesi patogenetica riconducibile al linfotropismo CD4+ del virus HHV-6. Per i trapiantalogici che non si utilizzano questa piattaforma, comunque l’articolo porta l’attenzione su una riattivazione virale che non è oggetto di monitoraggio sistematico dopo trapianto T-repleto, ma che deve essere ipotizzata e ricercata in caso di interessamento d’ organo post-trapianto, quali encefalite, polmonite interstiziale e gastroenterite.