TRAPIANTO APLO: PIU' GIOVANE IL DONATORE, MENO GVHD ACUTA

Un' analisi del CIBMTR su 646 trapianti aploidentici mostra che con donatori più giovani si ha meno GvHD acuta, confermando il ruolo dell'età del donatore tra i principali fattori da tenere in considerazione

Da quando il trapianto aploidentico T-repleto con l'impiego di ciclofosfamide ad alte dosi post-trapianto (PT-Cy) è entrato nella pratica clinica dei centri trapianto americani ed europei, una moltitudine di studi hanno avuto come obiettivo quello di identificare i principali fattori di rischio di outcome trapiantologico. Inoltre, varie pubblicazioni hanno cercato di chiarire quale possa essere il miglior donatore in questo setting (1). Un' analisi multicentrica retrospettiva condotta da Im et al., appena pubblicata su BBMT (2), identifica l'età del donatore come variabile associata all'incidenza di GvHD acuta.  

Su un totale di n=646 trapianti aploidentici T-repleti con PT-Cy realizzati da centri afferenti al CIBMTR, la GvHD acuta di grado 2-4 è risultata associata in analisi multivariata all'età del donatore, essendo meno frequente  quando il donatore ha meno di 30 anni; non vi è invece un ruolo nella GvHD cronica dove soltanto il tipo di graft impatta significativamente, con le PBSC che sono associate ad una maggiore incidenza, confermando un dato già noto.    

L'età del donatore si conferma un fattore associato a minor morbidità post-trapianto, oltre che una variabile della quale si tiene conto per questioni legate alla mobilizzazione ed alla donazione stessa. La presente analisi va nella direzione, già consolidata in ambito MUD (3), di opzionare un donatore più giovane laddove possibile.