Padre, fratello o figlio: basta che sia aplo !
Un´analisi retrospettiva dell´Acute Leukemia Working Party dell´EBMT trova outcome sovrapponibili con i diversi donatori aploidentici, fornendo utili indicazioni nella selezione del donatore piu´ adatto.
Mentre nell´ambito MUD l´eta´ anagrafica rappresenta uno dei parametri principali di selezione del miglior donatore, nel contesto aploidentico T-repleto con PTCy il tema appare piu´ controverso, con studi a favore ed altri contro il ruolo svolto dall´eta´ del donatore sulla sopravvivenza del paziente dopo il trapianto [1, 2]. Strettamente legato all´eta´ e´ il rapporto di parentela con il paziente, ed infatti quest´analisi retrospettiva multicentrica che proponiamo [3] confronta gli outcome post-trapianto tra genitore e sibling nei pazienti <45 anni e tra sibling e figlio/a nei pazienti >45 anni.
Un totale di 717 pazienti adulti affetti da AML ed ALL sono stati inseriti nello studio, con una netta prevalenza di AML (80%); le PBSC sono state impiegate in circa il 60% dei casi mentre un condizionamento mieloablativo e´ stato somministrato nella meta´ dei pazienti. In entrambe le analisi (pazienti <45 e >45 anni), il grado di parentela del donatore non e´risultato associato ad alcun outcome post-trapianto, con l´unica eccezione di un rischio significativamente piu´ alto di GvHD acuta II-IV in univariata nei pazienti >45 anni con donatore sibling vs. figlio/a.
Quest´analisi su oltre 700 pazienti affetti da leucemia acuta supporta il fatto che il grado di parentela del donatore aploidentico di per se´ non dovrebbe guidare la scelta del donatore stesso, o quantomeno non come elemento principale. Come dicono gli autori stessi, prestare sempre attenzione ai fattori noti quali profilassi CMV, match AB0, HCT-CI e Ab anti-HLA diretti contro il donatore (DSA), variabili curiosamente non presenti nello studio.