“Pas de nouvelles, bonne nouvelles”: la donazione di CSE si conferma sicura. I dati da uno studio NMDP su oltre 21,000 donatori

Sebbene la sicurezza della donazione di CSE sia confermata ormai da numerosi studi, la domanda del donatore sul rischio eventuale di sviluppare patologie legate all’uso del fattore di crescita arriva puntualmente durante il colloquio. Un recente studio del registro americano si aggiunge alla bibliografia esistente per poter dare la risposta più corretta.

Nonostante il fatto che la sicurezza della donazione di CSE sia un concetto acquisito, l’attenzione a tutela della salute del donatore deve restare una priorità, in termini di monitoraggio a breve, medio e lungo termine. Stefanski e coll. [1] riportano i dati dallo studio più grande mai pubblicato sui donatori da registro, con ben 21653 donatori di cui oltre 7000 di PBSC e con un follow-up mediano di 9 anni e che arriva fino a 29.      

L’obiettivo dello studio, osservazionale prospettico, è di registrare le incidenze di cancro (patologie ematologiche e non), malattie autoimmuni ed eventi trombotici venosi o arteriosi nelle due coorti di donatori, di confrontarle fra loro e con le incidenze nella popolazione generale aggiustata per età. Tutti i dati ottenuti portano alla conclusione che la donazione è sicura, confermando ciò che già si sa dalla letteratura esistente ed è ciò che rispondiamo ai nostri donatori ogni qual volta pongono la fatidica domanda.     

La sicurezza della donazione non può comunque prescindere da un’attenta anamnesi ed una valutazione clinica appropriata che vanno sempre fatte attentamente al fine di intercettare eventuali fattori di rischio o controindicazioni che espongano il donatore ad un rischio sulla sua salute. A tal proposito sono da citare i nuovi standard IBMDR versione XXV [2] ed il documento di riferimento ASR del 2022 [3]