Studiare la predisposizione genetica alle emopatie maligne nei donatori: “io vorrei…non vorrei…ma se vuoi”
L’impiego dell’NGS nella diagnostica ematologica conduce invariabilmente all’identificazione di varianti genetiche predisponenti che, se studiate anche nel donatore familiare aprono nuovi scenari affascinanti ma delicati per tutta una serie di ragioni.
A seguito dell’impiego crescente dell’NGS nella diagnostica ematologica, la conoscenza progressiva del ruolo di varianti genetiche costituzionali sull’incidenza di emopatie maligne e sull’outcome post-trapianto implica la potenziale valutazione dell’assetto genetico nel donatore, sia nella fase di valutazione pre-trapianto che nel post-trapianto sulle cellule nel paziente trapiantato, queste ultime provenienti dal donatore stesso. Una “task force” di esperti ha stilato un importante documento su indicazione del CIBMTR [1], in merito ad un tema multidisciplinare che probabilmente avrà sviluppi importanti nel breve e medio termine.
Attraverso una revisione della letteratura scientifica, gli autori mettono in risalto le varianti genetiche principalmente associate ad outcomes sfavorevoli post-trapianti, quali CEBPA, DDX41, GATA2 e RUNX1 per citarne alcuni e raccomandano una valutazione accurata nei pazienti con emopatie maligne ereditarie, discutendo anche dello screening dei potenziali donatori familiari. Devono essere sempre valutate molto attentamente le possibili conseguenze etiche, mediche e psicologiche di uno studio genetico sulle cellule dei donatori, individui sani che potrebbero trovarsi a ricevere delle informazioni che richiedono un counseling appropriato. Il documento ribadisce la necessità di ottenere il consenso dal donatore ed una dichiarazione di volontà o meno di venire a conoscenza degli esiti dei test, eseguiti in prima istanza per il fine della cura del paziente.
Sebbene siano state pubblicate recentemente delle raccomandazioni sull’argomento [2,3], al momento non vi è un’evidenza sufficiente per standardizzare la valutazione genetica su tutti i donatori. Per una corretta gestione di questo tema è indispensabile un approccio multidisciplinare integrato almeno onco-ematologico, genetico, psicologico, di biologia molecolare.