OTTIMISMO E SENTIMENTI POSITIVI POSSONO VERAMENTE INFLUIRE SULLA RIUSCITA DEL TRAPIANTO DI CSE ALLOGENICO?

Fattori psicologici positivi quali ottimismo e speranza sono solitamente associati ad una migliore riuscita del Trapianto di CSE. Quali altre esperienze positive possono influire sugli outcome?

 

Amonoo HL, Brown LA, Scheu CF, et al. Positive psychological experiences in allogeneic hematopoietic stem cell transplantation. Psycho‐Oncology. 2019;1–7.

Gli studi psicologici legati al trapianto di CSE spesso si focalizzano sui fattori di stress che possono influire negativamente sugli outcome, ma negli ultimi anni sono aumentati gli studi clinici che indagano i fattori che influenzano, mantengono e implementano il “benessere psicologico positivo”. Alti livelli di benessere emotivo e resilienza, infatti, sono stati messi in correlazione ad un miglior recupero post Trapianto di Cellule Staminali Emopoietiche (TCSE).

È statisticamente dimostrata l’associazione tra fattori psicologici positivi e una migliore qualità di vita, riduzione dei livelli di ansia e depressione, riduzione dei giorni necessari all’attecchimento oltre che la riduzione della mortalità nei pazienti sottoposti a TCSE allogenico.

Possiamo toccare con mano questi dati quotidianamente, nella pratica clinica, ma il fatto che esistano degli studi a supporto di questa tesi, rende sicuramente queste evidenze più forti.

Molti di questi studi, però, prendono in considerazione solo una piccola gamma di fattori psicologici positivi.

Questo studio qualitativo esplora la varietà, le fonti e l’evoluzione nel tempo delle esperienze emotive positive dei pazienti sottoposti a TCSE allogenico. Lo studio si avvale del metodo di interviste qualitative semi-strutturate rivolto a pazienti adulti in due momenti temporali:

1) baseline poco prima della dimissione dal reparto (mediamente al giorno +12);

2) follow-up a +100 giorni dal trapianto.

Gli aspetti psicologici positivi che maggiormente i pazienti hanno espresso attraverso le interviste in entrambi i momenti temporali dello studio, sono risultati: speranza, gratitudine, ottimismo, affetti positivi, determinazione e perseveranza.

Le fonti che maggiormente contribuiscono ad esperienze emotive positive per i pazienti provengono:

  • Dalla Famiglia, attraverso sentimenti di amore, gioia, vicinanza, rassicurazione e supporto durante i cambiamenti nelle dinamiche,
  • Dalla partecipazione ad attività piacevoli e significative, quali meditazione, lettura, cucinare, aiutare gli altri, praticare attività all’aria aperta,
  • Dalla fiducia nel personale medico e infermieristico, grazie al lavoro di rinforzo delle speranze e l’incoraggiamento,
  • Dalle attività spirituali/religiose, che riducono la sensazione di solitudine.Il periodo di recupero post-TCSE è un momento delicato durante il quale i pazienti devono affrontare i maggiori cambiamenti nella propria vita. Lo studio mette in evidenza come determinazione e perseveranza risultino atteggiamenti positivi che contribuiscono ad aumentare la motivazione e, di conseguenza, la volontà di riprendere le attività quotidiane e le abitudini salutari.Un aspetto interessante è quello della gratitudine, che risulta essere uno degli aspetti meno studiati sebbene sia un elemento che viene riportato molto frequentemente nelle interviste ai pazienti. I sentimenti di gratitudine più frequenti sono quelli verso il donatore, lo staff, la famiglia.
  • Inoltre, dallo studio si evince il bisogno di individuare interventi che incrementino l’ottimismo e altri tratti positivi nei pazienti sottoposti a TCSE.

Lo studio mette in evidenza come esistano degli aspetti psicologici positivi indagabili, solitamente poco studiati, ma che risultano essere importanti per il benessere del paziente, come ad esempio gli affetti positivi, la perseveranza e la gratitudine.

Inoltre, risulta, vitale la necessità di studiare Interventi Psicologici Positivi (PPI) mirati ai pazienti sottoposti a TCSE. Questo comporta una grande conoscenza del paziente, dei suoi atteggiamenti di coping allo stress, delle sue esperienze psicologiche positive e di quelle leve positive che possono aiutarlo a lungo termine, nel periodo in pazienti sono meno a rischio di complicanze severe ed hanno ridotto le restrizioni.

In questo modo il personale sarà in grado di strutturare un’educazione terapeutica mirata e “cucita” sul paziente, basata sulle attività che possono promuovere comportamenti psicologici salutari e positivi.