Trapianto ed Epatite E: quali evidenze ?
Una lettera recentemente pubblicata su BMT riporta un caso di viremia da epatite E in un donatore non consanguineo di CSE. Il caso serve da spunto di riflessione sul tema HEV e donatori
Il virus dell'epatite E (HEV), relativamente poco conosciuto, presenta una sieroprevalenza variabile che va dal 4.7% (Scozia) al 27% (Paesi Bassi). Nonostante si associ ad infezione asintomatica nella maggioranza dei casi, l'HEV può tuttavia essere responsabile di epatite cronica nei soggetti immunocompromessi (1,2). Gli autori di questa Letter to the Editor riportano un caso di viremia HEV in un donatore non consanguineo di CSE, con successiva discussione sull'utilità di screenare i donatori per questo virus poco noto ma potenzialmente pericoloso.
Il donatore, appartenente all'Irish Unrelated Bone Marrow Registry, era stato screenato per HEV prima della donazione di CSE, come da policy dei centri irlandesi riguardo tutti i donatori di emocomponenti, risultando negativo. Il giorno della donazione un nuovo test NAT è stato eseguito, dando un riscontro positivo, in totale assenza di sintomatologia; il centro trapianti del ricevente è stato avvertito e la sacca di CSE è stata posta in quarantena e criopreservata. Il prosieguo della Letter si snoda sull'ecologia, il potenziale patogeno e la trasmissione dell'HEV, di fatto utilizzando questo case report come occasione per trasmettere le principali nozioni sul virus e per discutere sull'utilità dello screening dei donatori.
Come sottolineano gli autori, esiste un potenziale vantaggio nell'identificare l'HEV nei donatori, ed una miglior conoscenza del virus può condurre a misure che riducano il rischio di infezione e trasmissione specialmente in soggetti vulnerabili come i trapiantati. Per saperne di più, è uscita di recente una review sulla situazione in Italia (3).