Il post-trapianto basato sull’ evidenza: novità su AML
Una review estiva fa il punto sui dati disponibili in merito al mantenimento o alla terapia pre-emptive post-trapianto nelle AML ad alto rischio
Tenuto conto che la recidiva post-trapianto rappresenta la causa preponderante rispetto a tutte le cause di transplant failures, e che la maggior parte delle recidive avviene nel primo anno dopo il trapianto (1), vi è grande interesse nell’implementazione dell’utilizzo di farmaci e terapie cellulari come mantenimento o pre-emptive therapy post-trapianto, nell’ottica di migliorare la sopravvivenza globale
Lee e colleghi (2), nell’ambito di una expert review da parte dell’Acute Leukemia Working Party dell’EBMT, elencano le evidenze disponibili e gli studi in corso che fanno utilizzo di farmaci e terapie cellulari come mantenimento o pre-emptive therapy nelle AML a rischio di recidiva post-trapianto. La review spazia su diverse molecole, selettive e non, e sulle infusioni dei linfociti del donatore, sebbene le evidenze siano ancora limitate ed addirittura inesistenti in ambito AML per alcuni farmaci promettenti come i CAR-T, gli immune checkpoint inhibitors o i T-cell engagers bi-specifici (3).
Gli autori concludono sostenendo che le evidenze a disposizione oggi sono ancora insufficienti per supportare l’uso in routine di terapie di mantenimento post-trapianto, ed ancora di meno si può dire sulla pre-emptive dove tutto dipende dalla sensibilità delle tecniche di misurazione della MRD, che sono lontane dall’essere standardizzate. Globalmente, l’approccio ottimale resta controverso e probabilmente sarà diversificato, possibilmente personalizzato, muovendosi in un’ottica di Medicina di Precisione